« Les Migrants invisibles des itinéraires terrestres » par la Vita, 18.11.22
https://www.vita.it/it/article/2022/11/18/i-migranti-invisibili-delle-rotte-terrestri/164827/
Traduction google en français en dessous.
18/11/2022
I migranti invisibili delle rotte terrestri
di Anna Spena
A Trieste arrivano dalla Rotta Balcanica oltre 100 migranti ogni giorno. A Ventimiglia si stima che i respingimenti da parte della polizia francese saranno 30mila entro la fine dell’anno. Quanti sono complessivamente ogni anno i migranti che arrivano dai confini di terra? In quanti chiedono asilo in Italia? Intanto aumenta il numero di minori stranieri non accompagnati. A presidiare i punti nevralgici delle rotte di terra, per dare prima assistenza ai migranti, solo le organizzazioni umanitarie e i volontari
Siamo a Trieste, in Piazza della Libertà, una delle più importanti della città, dove si trova la stazione ferroviaria. Ogni giorno, tra il tardo pomeriggio e la sera, qui arrivano più di 100 persone: i migranti della Rotta Balcanica, in molti partiranno subito per il Nord Europa. Il flusso aumenta o diminuisce a seconda dei mesi e a seconda di quanto la polizia croata – al confine con la Bosnia Erzegovina – li respinge indietro in modo che non possano arrivare in Europa. E in queste settimane il numero di ingressi è aumentato. L’ultimo rapporto di Frontex ha rilevato che, nei primi dieci mesi del 2022, gli arrivi ai confini esterni dell’Unione Europea sono stati circa 275mila, con un aumento del 73% rispetto ai primi dieci mesi dell’anno precedente. La rotta più attiva rimane quella dei Balcani Occidentali, dove si sono registrati 128.438 attraversamenti, un aumento del 168%. E Infatti «in Bosnia Erzegovina, in modo particolare nel Cantone di Una – Sana», dice Silvia Maraone, project Manager dell’Ipsia, ong delle Acli, «oggi ci sono poco meno di 4mila migranti. Ma il numero delle persone ancora bloccate qui, inferiore agli anni passati, non dice tutto su quello che sta accadendo. Il dato interessante è un altro: il numero delle persone che superano il “game” – espressione utilizzata dai migranti per indicare il passaggio tra il confine bosniaco e quello croato – ad oggi è circa il 170% più alto dello scorso anno». Mentre il neo Governo si è lanciato contro una nuova crociata verso le ong che soccorrono i migranti in mare e urla ad un’emergenza che in Italia non esiste, è solo il sistema dell’accoglienza a operare in maniera emergenziale dato che 7 migranti su 10 sono accolti in centri straordinari, erroneamente si continua a non guardare alle rotte terrestri.
Non tutti i migranti che passano i confini terrestri vengono registrati. L’unico dato ufficiale che esiste in Italia, pubblicato dal Ministero dell’Interno, tiene conto solo del numero dei migranti arrivati via mare, quindi degli sbarchi. Dal primo gennaio al 16 novembre 2022 in Italia sono arrivati 93.241 migranti, tra loro 11.172 (dato aggiornato al 14 novembre ndr) sono minori stranieri non accompagnati. E allora alla domanda: “quanti sono i migranti che ogni anno passano per l’Italia?”, la risposta è “non lo sappiamo”. Quello che possiamo fare è avere delle stime e confrontare le voci delle organizzazioni umanitarie e dei volontari che presidiano i punti nevralgici delle rotte di terra per dare prima assistenza ai migranti che arrivano. Tre i luoghi principali da considerare: il Friuli Venezia Giulia, nello specifico la città di Trieste, perché il punto d’arrivo delle Rotta Balcanica, quindi l’ingresso in Italia e le due frontiere d’uscita, Oulx in Val di Susa, e i comuni di Ventimiglia e Mentone, dove i migranti provano a passare il confine con la Francia, ma più e più volte vengono respinti dalla parte Italiana del confine.
«Dallo scorso agosto», spiega Gian Andrea Franchi, vice presidente dell’associazione Linea d’Ombra odv, organizzazione di volontari che presta cure mediche, dà indumenti puliti a chi passa in transito per la città di Trieste e organizza viaggi in Bosnia per portare aiuti concreti ai migranti e agli attivisti presenti sul posto, «il flusso dei migranti che arrivano dalla Rotta Balcanica è aumentato notevolmente. Parliamo di una media di almeno 80 persone al giorno, con picchi fino a 200. Questo dipende anche dal fatto che la polizia croata – che da anni ormai effettua respingimenti illegali e usa lo strumento della violenza contro i migranti – sta facendo passare più persone, questo per loro significa anche un impiego minore di forze di polizia ai confini». A Trieste stanno arrivando anche molte famiglie con minori. «Diverse famiglie curde», continua Franchi. «Stanno arrivando persone anche dall’Africa subsahariana, che prima non vedevamo, e poi sempre pakistani, afghani, nepalesi».
Trieste, Piazza della Libertà, Credit Foto Lorena Fornasir, la presidente dell’associazione di volontariato Linea d’Ombra
Per avere un’idea, o almeno per provare a ricostruire, quante persone passano per il territorio italiano dobbiamo guardare oltre agli sbarchi via mare, alle stime di Frontex, alle domande d’asilo che ci dicono chi si ferma qui, anche ad un altro dato: quello dei respingimenti. Un flusso di persone maggiori in ingressi significa che ad Oulx, in Val di Susa, ma ancora di più a Ventimiglia e Mentone, le persone si bloccano perché vengono rispedite indietro dalla polizia francese. Guardando i dati del Prefetto del Dipartimento PACA (Provence-Alpes Maritimes-Cote d’Azur) e del Ministero dell’Interno Italiano nel 2016 ce ne sono stati 31mila, nel 2017 è stato registrato un picco di 50mila, per poi tornare a 29.600 nel 2018. Nel 2019 il numero è calato ancora, con poco più di 18mila respingimenti. E il 2020 non è stato da meno: nonostante la pandemia abbia bloccato quasi totalmente i flussi durante la primavera, il numero delle persone respinte è pari a 22.616. «Nel 2021», spiega Jacopo Colomba, project Manager di WeWorld a Ventimiglia, «al confine con la Francia sono state respinte 22mila persone. Quest’anno i respingimenti saranno superiori ai 30mila».
Per la stragrande maggioranza delle persone che arrivano dalla Rotta Balcanica, l’Italia non è il Paese di destinazione. Ma anche se lo fosse, non è così scontato risalire al numero di migranti che decide di fare domanda d’asilo nel Paese: «Il ministero dell’Interno», spiega Gianfranco Schiavone dell’Asgi, Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, «non pubblica mai i dati complessivi sulle domande d’asilo presentate dalla persone che non arrivano via mare. È una volontaria omissione, come se queste persone non esistessero anche quando poi di fatto fanno domanda d’asilo in Italia e rientrano nel nostro sistema di accoglienza. Solo in Friuli Venezia Giulia, lo scorso anno, sono state presentate circa 10mila domande».
Ventimiglia
WeWorld ha aperto 2 anni fa a Ventimiglia una struttura di accoglienza insieme a Caritas Intemelia e Diaconia Valdese, pensata per famiglie e donne che cercano di attraversare il confine con la Francia e che hanno bisogno di un riparo per la notte. Dal novembre 2020 ha ospitato 787 nuclei familiari per un totale di 2.278 persone in fuga da 37 paesi diversi. La struttura è stata aperta per sopperire alla chiusura del Campo Roja, il presidio della Croce Rossa italiana dove venivano accolti i migranti di passaggio. «Le stime sono sempre imprecise», continua Jacopo Colomba, «ma tra agosto e fine ottobre ci sono stati circa 150 respingenti al giorno. Dall’inizio di novembre i respingimenti si sono attestati sui cento. Il 10% delle persone che intercettiamo sono minori stranieri non accompagnati, in prevalenza afghani, anche molto piccoli. La maggior parte delle persone sono originarie dell’Africa sub-sahariana, soprattutto da Eritrea, Costa d’Avorio, Nigeria, Guinea ed Etiopia, sono arrivate dalla rotta mediterranea, o già nel nostro paese ma uscite dal sistema di accoglienza italiano. Poi c’è un’altra parte proveniente dai Paesi del Nord Africa – Tunisia e Libia- dal Medio Oriente, principalmente da Afghanistan, Siria, Iran e Iraq/Kurdistan. Loro arrivano principalmente seguendo la rotta balcanica o quella del Mediterraneo orientale. Ventimiglia è diventata la “Lampedusa del nord” dal 2015. Quando la Francia ha letteralmente chiuso ogni punto di passaggio abbiamo visto la militarizzazione dei valichi per fermare e scoraggiare i flussi migratori».
Prima la maggior parte dei migranti provava ad attraversare la frontiera in treno: di solito alla prima stazione francese, quella di Menton Garavan, li aspettava la polizia francese, che perquisiva tutte le carrozze. Alcuni provavano a nascondersi nei bagni, altri nei vani elettrici. Lo scenario è cambiato a partire da marzo 2021, ovvero da quando sono stati introdotti i controlli sui documenti da parte di pattuglie miste italo-francesi direttamente sul binario del treno diretto in Francia alla stazione di Ventimiglia, sulla base di un nuovo accordo bilaterale fra i Ministeri dell’Interno dei due paesi. Ciò ha determinato che provare il passaggio tramite treno è diventato estremamente più difficile, di conseguenza vengono attualmente preferiti altri metodi. «Molti provano ad attraversare rivolgendosi a un passeur, pagando per nascondersi in una macchina o nel retro di un camion. Altrimenti c’è chi tenta camminando sulla ferrovia, o in autostrada, o ancora per i sentieri del crinale: il più famoso è il cosiddetto “passo della morte”, alla fine del quale la polizia francese ha installato telecamere e droni per controllare la montagna dall’alto».
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Les migrants invisibles
des routes terrestres
de Anna Spena
Plus de 100 migrants arrivent chaque jour à Trieste depuis la route des Balkans. A Vintimille, on estime qu’il y aura 30 000 refoulements par la police française d’ici la fin de l’année. Combien y a-t-il de migrants au total chaque année qui arrivent des frontières terrestres ? Combien demandent l’asile en Italie ? Parallèlement, le nombre de mineurs étrangers non accompagnés augmente. Pour garder les points cruciaux des routes terrestres, pour donner les premiers soins aux migrants, seuls les organismes humanitaires et les bénévoles
Nous sommes à Trieste, sur la Piazza della Libertà, l’une des plus importantes de la ville, où se trouve la gare. Chaque jour, entre la fin d’après-midi et le soir, plus de 100 personnes arrivent ici : de nombreux migrants de la Route des Balkans partiront immédiatement vers l’Europe du Nord. Le flux augmente ou diminue selon les mois et selon jusqu’où la police croate – à la frontière avec la Bosnie-Herzégovine – les repousse pour qu’ils ne puissent pas rejoindre l’Europe. Et ces dernières semaines, le nombre d’admissions a augmenté. Le dernier rapport de Frontex a révélé que,au cours des dix premiers mois de 2022, les arrivées aux frontières extérieures de l’Union européenne ont été d’environ 275 000, avec une augmentation de 73 % par rapport aux dix premiers mois de l’année précédente. La route la plus active reste celle des Balkans occidentaux, où l’on compte 128 438 traversées, soit une augmentation de 168 % . Et de fait « en Bosnie-Herzégovine, notamment dans le canton d’Una – Sana », précise Silvia Maraone, chef de projet d’ Ipsia , une ONG de l’ACLI, « il y a aujourd’hui un peu moins de 4 000 migrants. Mais moins de personnes encore bloquées ici que les années passées ne racontent pas toute l’histoire de ce qui se passe. Le fait intéressant en est un autre : le nombre de personnes qui réussissent le « jeu » – une expression utilisée par les migrants pour indiquer le passage entre les frontières bosniaques et croates – est actuellement d’environ 170% plus élevé que l’an dernier ». Alors que le nouveau gouvernement a lancé une nouvelle croisade vers les ONG qui secourent les migrants en mer et crie à une urgence qui n’existe pas en Italie , il n’y a que le système d’accueil qui fonctionne en urgence sachant que 7 migrants sur 10 sont accueillis en Italie. centres extraordinaires, à tort on continue à ne pas regarder les voies terrestres.
Tous les migrants qui franchissent les frontières terrestres ne sont pas enregistrés. La seule donnée officielle qui existe en Italie, publiée par le ministère de l’Intérieur, ne prend en compte que le nombre de migrants arrivés par la mer, donc les débarquements. Du 1er janvier au 16 novembre 2022, 93 241 migrants sont arrivés en Italie, dont 11 172 ( données mises à jour au 14 novembre ndlr ) sont des mineurs étrangers non accompagnés. Alors à la question : « combien de migrants transitent par l’Italie chaque année ? », la réponse est « on ne sait pas ». Ce que nous pouvons faire, c’est avoir des estimations et comparer les voix des organisations humanitaires et des bénévoles qui gardent les points cruciaux des routes terrestres pour donner les premiers soins aux migrants qui arrivent. Il y a trois endroits principaux à considérer : Friuli Venezia Giulia, plus précisément la ville de Trieste , car c’est le point d’arrivée de la route des Balkans , donc l’entrée en Italie et les deux frontières de sortie, Oulx dans le Val di Susa, et les municipalités de Vintimille et Menton , où les migrants tentent de franchir la frontière avec la France, mais sont à plusieurs reprises rejetés par le côté italien de la frontière.
«Depuis août dernier», explique Gian Andrea Franchi, vice-président de l’association Linea d’Ombra odv , une organisation de bénévoles qui prodigue des soins médicaux, donne des vêtements propres aux personnes de passage dans la ville de Trieste et organise des voyages en Bosnie pour apporter du béton aide aux migrants et aux militants présents sur place, « le flux de migrants arrivant de la route des Balkans a considérablement augmenté » . Nous parlons d’une moyenne d’au moins 80 personnes par jour, avec des pics allant jusqu’à 200. Cela dépend aussi du fait que la police croate – qui depuis des années procède à des refoulements illégaux et utilise l’outil de la violence contre les migrants – c’est laisser passer plus de monde, pour eux cela signifie aussi moins recourir aux forces de police aux frontières». De nombreuses familles avec mineurs arrivent également à Trieste . « Plusieurs familles kurdes », poursuit Franchi. « Des gens arrivent aussi d’Afrique sub-saharienne, qu’on ne voyait pas avant, et puis toujours des Pakistanais, des Afghans, des Népalais ».
Trieste, Piazza della Libertà, Credit Photo Lorena Fornasir, présidente de l’association bénévole Linea d’Ombra
Pour avoir une idée, ou du moins pour tenter de reconstituer, combien de personnes traversent le territoire italien, il faut regarder au-delà des débarquements en mer, des estimations de Frontex, des demandes d’asile qui nous disent qui s’arrête là, voire une autre donnée : celle des rejets.Un flux plus important d’entrées fait qu’à Oulx, dans le Val di Susa, mais encore plus à Vintimille et à Menton, les gens se retrouvent coincés parce qu’ils sont renvoyés par la police française. D’après les données du Préfet du Département PACA (Provence-Alpes Maritimes-Côte d’Azur) et du Ministère de l’Intérieur italien, en 2016 il y en avait 31 000, en 2017 il y avait un pic à 50 000, avant de revenir à 29 600 en 2018. En 2019, le nombre a de nouveau chuté, avec un peu plus de 18 000 refus. Et 2020 ne l’a pas été moins : bien que la pandémie ait presque totalement bloqué les flux au printemps, le nombre de personnes déboutées est égal à 22 616. «En 2021», explique Jacopo Colomba, chef de projet de WeWorld à Vintimille, « 22 000 personnes ont été refoulées à la frontière avec la France. Cette année, les rejets dépasseront 30 000 ».
Pour la grande majorité des personnes arrivant de la route des Balkans, l’Italie n’est pas le pays de destination. Mais même si c’était le cas, il n’est pas si évident de retracer le nombre de migrants qui décident de demander l’asile dans le pays : « Le ministère de l’Intérieur », explique Gianfranco Schiavone d’ Asgi , l’Association d’études juridiques sur l’immigration , » ne publie jamais les données globales sur les demandes d’asile présentées par les personnes qui n’arrivent pas par la mer. C’est une omission volontaire, comme si ces personnes n’existaient pas même lorsqu’elles demandent l’asile en Italie et réintègrent notre système d’accueil. Rien qu’en Frioul-Vénétie Julienne, l’année dernière, environ 10 000 candidatures ont été présentées ».
Vintimille
WeWorld a ouvert il y a 2 ans un centre d’accueil à Vintimille avec Caritas Intemelia et Diaconia Valdese, conçu pour les familles et les femmes qui tentent de traverser la frontière avec la France et qui ont besoin d’un abri pour la nuit. Depuis novembre 2020, il a accueilli 787 familles pour un total de 2 278 personnes fuyant 37 pays différents. La structure a été ouverte pour pallier la fermeture de Campo Roja , la garnison de la Croix-Rouge italienne où étaient accueillis les migrants de passage. «Les estimations sont toujours imprécises», poursuit Jacopo Colomba, «mais entre août et fin octobre, il y avait environ 150 tampons par jour. Depuis début novembre, les refus s’élèvent à une centaine.10% des personnes que nous interceptons sont des mineurs étrangers non accompagnés, majoritairement des Afghans, même de très petite taille. La plupart des personnes sont originaires d’Afrique subsaharienne, notamment d’Érythrée, de Côte d’Ivoire, du Nigéria, de Guinée et d’Éthiopie, elles sont arrivées par la route méditerranéenne, ou déjà dans notre pays mais ont quitté le système d’accueil italien. Ensuite, il y a une autre partie venant des pays d’Afrique du Nord – Tunisie et Libye – du Moyen-Orient, principalement d’Afghanistan, de Syrie, d’Iran et d’Irak/Kurdistan. Ils arrivent principalement par la route des Balkans ou la route de la Méditerranée orientale. Vintimille est devenue la « Lampedusa du nord » depuis 2015. Quand la France a littéralement fermé tous les points de passage, on a vu la militarisation des points de passage pour stopper et décourager les flux migratoires ».
Auparavant, la plupart des migrants tentaient de franchir la frontière en train : généralement à la première gare française, celle de Menton Garavan, la police française les attendait, qui fouillait tous les wagons. Certains ont essayé de se cacher dans les toilettes, d’autres dans les compartiments électriques. Le scénario a changé depuis mars 2021, c’est-à-dire depuis la mise en place du contrôle des documents par des patrouilles mixtes italo-françaises directement sur le quai du train à destination de la France à la gare de Vintimille, sur la base d’un nouvel accord bilatéral entre les ministères de la Intérieur des deux pays. Cela signifie qu’il est devenu beaucoup plus difficile d’essayer le passage en train, ce qui fait que d’autres méthodes sont désormais préférées. « Beaucoup essaient de traverser en s’adressant à un passeur, payant pour se cacher dans une voiture ou à l’arrière d’un camion. Sinon, il y a ceux qui essaient de marcher sur la voie ferrée, ou sur l’autoroute, ou encore le long des sentiers de la crête : le plus célèbre est le soi-disant « col de la mort » , au bout duquel la police française a installé des caméras. et des drones pour surveiller la montagne d’en haut ».