Appel à assemblée pour la liberté de circulation, VINTIMILLE DIMANCHE 30/04/23

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Traduction approximative.

ASSEMBLÉE POUR LA LIBERTÉ DE CIRCULATION,
CONTRE LES FRONTIÈRES, LE RACISME ET LA VIOLENCE INSTITUTIONNELLE
Dimanche 30 avril – 14:00
jardin public de XXmiglia

Le gouvernement Meloni tente de faire du naufrage du Cutro, fruit des politiques de mort italiennes et européennes de ces dernières années, une occasion d’aggraver encore les conditions de vie des migrants et de criminaliser leur présence et leur transit, rejetant ainsi toute responsabilité de l’incident.
Depuis le début de l’année, le nombre de débarquements montre clairement que la politique de rejet en mer est non seulement mortelle, mais aussi impossible et inutile. Le décret Cutro et les amendements qui seront probablement adoptés n’ont pas l’intention de traiter les naufrages ou la crise de l’accueil, mais plutôt de réduire davantage les services et les conditions d’accès pour les personnes qui arrivent, en relançant les détentions administratives et les expulsions comme une solution viable dans laquelle investir des ressources, et en cherchant des boucs émissaires faciles dans les figures des passeurs et des trafiquants (confondant de manière coupable la traite des êtres humains et l’aide au passage). Enfin, l’état d’urgence est une péripétie qui ravira les hommes d’affaires pour qui un accord avec les préfectures de référence suffira pour déroger à toute réglementation sur l’accueil et ouvrir un centre.
En attendant, au niveau européen, l’affrontement sur les mouvements dits secondaires, qui oppose les pays du sud de l’Europe qui voudraient que l’on saute le principe du premier pays d’arrivée et les pays du nord de l’Europe opposés à tout transfert de responsabilité, ne semble pas avoir trouvé de solution et il semble donc que le règlement de Dublin restera la référence obligatoire en l’absence de tout autre accord. Le seul point commun entre les pays de l’Union semble être l’engagement en faveur de l’externalisation des frontières européennes, vecteur supplémentaire de déstabilisation pour les pays de l’autre côté de la Méditerranée.
A Vintimille, nous avons assisté le mois dernier à un regain de protagonisme de la part de la préfecture face à une situation que l’on a sciemment laissé s’envenimer ces dernières années. Après sept ans de fermeture des frontières par le gouvernement français, qui a déjà coûté la vie à au moins 42 personnes, la situation est objectivement désastreuse. En l’absence de lieux d’accueil pour les personnes en transit, et pas seulement, celles-ci trouvent refuge dans des campements informels où l’administration publique a délibérément décidé de ne pas ramasser les ordures, de ne pas donner accès à l’eau potable ou à des toilettes publiques, déléguant aux humanitaires et aux travailleurs de la solidarité le minimum vital pour ces personnes. La seule intervention publique est celle du contrôle et de la répression à l’égard des transits et des personnes qui, ayant déposé une demande en Italie, restent à Vintimille dans l’attente d’une place d’accueil. Certaines de ces personnes continueront avec courage et détermination à affronter leur voyage, d’autres resteront bloquées à Vintimille pour une durée indéterminée, dans l’attente de ne pas pouvoir retourner en Italie.

 

ASSEMBLEA PER LA LIBERTÀ DI MOVIMENTO, CONTRO FRONTIERE,
RAZZISMO E VIOLENZA ISTITUZIONALE 

domenica 30 aprile – ore 14:00 

giardinetti pubblici di XXmiglia

Il governo Meloni sta provando a fare del naufragio di Cutro, frutto maturo delle politiche di morte italiane ed europee degli ultimi anni, un’occasione per peggiorare ulteriormente le condizioni di vita delle persone migranti e criminalizzarne la presenza ed il transito, scaricando cosi ogni responsabilità sull’accaduto.
Dall’inizio dell’anno il numero degli sbarchi ha reso evidente come la politica dei respingimenti in mare sia stata, oltre che mortifera, impossibile ed inutile. Il decreto Cutro, e gli emendamenti che rischiano di passare, non intendono occuparsi dei naufragi o della crisi dell’accoglienza, ma anzi riducono ulteriormente servizi e condizioni d’accesso per le persone in arrivo, rilanciando le detenzioni amministrative e le espulsioni come soluzione viabile nella quale investire risorse, e cercando facili capri espiatori nelle figure degli scafisti, dei trafficanti e dei passeur (sovrapponendo colpevolmente la tratta di esseri umani con l’aiuto al passaggio). Per finire lo stato d’emergenza, colpo di scena che farà la gioia degli affaristi per i quali basterà l’accordo con le prefetture di riferimento per andare in deroga a qualunque norma sull’accoglienza e aprire un centro.
Nel frattempo a livello europeo lo scontro sui cosiddetti movimenti secondari che contrappone paesi del sud Europa che vorrebbero saltasse il principio del primo paese d’approdo e paesi del nord Europa contrari a ogni trasferimento di responsabilità, non sembra trovare soluzione e pare quindi che il regolamento Dublino rimarrà il riferimento obbligato in assenza di altro accordo. L’unico punto in comune tra i paesi dell’Unione pare l’impegno nell’esternalizzazione dei confini europei, ulteriore vettore di destabilizzazione dei paesi dell’altra sponda del mediterraneo.
A Ventimiglia nell’ultimo mese abbiamo visto un rinnovato protagonismo da parte della prefettura su una situazione che si è scientemente lasciata incancrenire in questi anni. Dopo sette anni di chiusura della frontiera da parte del governo francese, che è già costata la vita ad almeno 42 persone, la situazione è oggettivamente disastrosa. Non essendoci luoghi di accoglienza per le persone in transito, e non solo, queste trovano riparo in insediamenti informali dove l’amministrazione pubblica ha deciso deliberatamente di non raccogliere la spazzatura, non dare accesso all’acqua potabile nè a dei bagni pubblici, delegando a umanitari e solidali il minimo vitale per queste persone. Unico intervento pubblico quello di controllo e repressione verso i/le transitanti e le persone che avendo fatto domanda in Italia restano a Ventimiglia in attesa di un posto in accoglienza. Alcune di queste persone continueranno con coraggio e determinazione ad affrontare il loro viaggio, altre rimarranno bloccate a Ventimiglia per un tempo indeterminato, nell’attesa di capire dove andare e come farlo.
Su questa situazione già di per sé al limite la nomina di un nuovo prefetto, a quanto pare vicino al ministro Piantedosi, ci dà una dimostrazione plastica di come il governo ha intenzione di gestire la fase attuale. A fine marzo i tavoli per la sicurezza hanno predisposto cio’ che è stato deciso a Roma, cioè niente accoglienza ma un piano di assistenza per donne e bambini da appaltare alle organizzazioni umanitarie, un’ordinanza antidegrado per la zona degli insediamenti informali sotto il ponte di via Tenda (che prevede anche il DASPO urbano per quelle persone che pur coi documenti in regola o in attesa di regolarizzazione si ritrovano a vivere sotto un ponte), a cui far seguire immediatamente un’operazione di polizia in grande stile con elicottero, cani e decine di mezzi per arrestare 13 passeur di piccolo taglio che agivano perlopiù individualmente e vivevano sotto il ponte. Niente che migliori minimamente la vita di chi abita o transita a Ventimiglia.
Una parte non irrilevante delle persone sbarcate in questi mesi, e che continueranno a sbarcare nei prossimi, transiteranno per Ventimiglia e troveranno la frontiera chiusa, come accade da sette anni. Mentre sotto il ponte le condizioni socio-sanitarie si aggravano, niente è predisposto al transito delle
persone salvo i mezzi delle forze di polizia da mobilitare alla bisogna, per regolari rastrellamenti (i cosiddetti “pattuglioni”) o per le operazioni in grande stile a cui il nuovo prefetto sembra volerci abituare.
Bisogna porre un argine alla deriva razzista delle politiche sulla vita delle persone in migrazione, ed è per questo che stiamo cercando un confronto ampio, con realtà locali e non. Per continuare a costruire insieme l’opposizione sociale al decreto Cutro ed ai disegni di Meloni e Piantedosi per terra e per mare. Per la chiusura di tutti i centri di detenzione e contro ogni progetto di costruzione di nuovi CPR. Per lottare ancora e di nuovo contro la chiusura della frontiera decisa dal governo francese. Per pretendere una vita degna per tutte e tutti!
Per questo invitiamo collettivi, movimenti, organizzazioni e singole/i a unirsi a noi il 30 APRILE ALLE ORE 14:00 NEI GIARDINETTI PUBBLICI DI VENTIMIGLIA per una grande assemblea per la libertà di movimento, contro frontiere, razzismo e violenza istituzionale.
Partecipiamo numeros*!