« Ventimiglia, il virus ferma anche i migranti », La Repubblica, 25/3/2020 – Vintimille, le virus arrête aussi les migrants

Ventimiglia, il virus ferma anche

i migranti

Voir la traduction en français ci-dessous – 25 Marzo 2020

Da tre giorni non ci sono più respingimenti alla frontiera dei Balzi Rossi, non accadeva dal 2015

di MASSIMILIANO SALVO

Da tre giorni al confine di Ventimiglia non ci sono casi di migranti respinti alla frontiera con la Francia. È la prima volta che accade da quando nel 2015 è esplosa l’emergenza al confine dei Balzi Rossi. L’epidemia di coronavirus è quindi riuscita a fermare – almeno temporaneamente – un fenomeno che per anni è sembrato irrisolvibile: il tentativo di oltrepassare la frontiera da parte di persone senza documenti in regola per spostarsi all’interno dell’Unione Europea.

Rispetto alla normalità del flusso continuo di centinaia di migliaia di veicoli, la situazione al confine tra i due Paesi è oggi cambiata radicalmente. Gli spostamenti via terra durante marzo si sono via via ridotti a poche migliaia di veicoli, a causa dei limiti alla libertà di circolazione imposti in Italia e Francia. Lunedì 23 marzo la Francia ha quindi chiuso al traffico veicolare il valico di Ponte San Luigi a Ventimiglia. Al momento restano aperti il valico di Ponte San Ludovico sull’Aurelia, detto dei “Balzi Rossi”, e quello dell’autostrada dei Fiori. I numeri di respingimenti, di conseguenza, si sono modificati: mentre nel pieno dell’emergenza nel 2016 e nel 2017 erano anche 200 al giorno, dalla quarantina degli ultimi mesi sono precipitati a poche unità nelle ultime due settimane.

Domenica ci sono stati gli ultimi episodi, con quattro uomini di nazionalità iraniana e afghana fermati dalla polizia francese. Da lunedì sino al pomeriggio di mercoledì non è più stato registrato alcun caso. I controlli a campione della Polizia di frontiera di Ventimiglia intanto continuano in modo più agevole rispetto al passato, visto che i contatti tra i due Paesi si sono ridotti a poche migliaia di transfrontalieri: persone che vivono in Italia e lavorano in Francia o nel Principato di Monaco, oppure che lavorano in Italia ma vivono in Francia.

Per alcuni osservatori la chiusura di Ponte San Luigi e gli stringenti controlli a Ponte San Ludovico potrebbero avvalorare la tesi di chi sostiene che l’Ue stia andando verso la “chiusura delle frontiere”, inteso come la reintroduzione dei controlli sui movimenti delle persone all’interno dell’area di Schengen. «In verità il diritto dell’Unione europea prevede già la possibilità per gli Stati membri di limitare la libera circolazione delle persone per giustificati motivi di sanità pubblica», spiega Lorenzo Schiano di Pepe, docente ordinario di Diritto dell’Ue nell’Università di Genova. «D’altra parte non dobbiamo stupirci dell’irrigidimento dei controlli alle frontiere tra un Paese e l’altro quando all’interno di un singolo Stato (il nostro) sono state create zone di quarantena collettiva a livello comunale o regionale, precludendo la libera circolazione delle persone nell’ambito del territorio nazionale. Si possono dunque senz’altro criticare le modalità con cui tali misure sono state adottate dai singoli Stati, così come è legittimo dubitare della loro opportunità. Ma sarebbe errato interpretare questa circostanza come una negazione dei valori sui quali l’Unione europea si fonda, visto che questi valori comprendono sia la libertà di movimento che la tutela della salute umana».